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giovedì 5 gennaio 2023

[Notizia] Potete chiamarmi Alberto

A un anno dalla testimonianza di "Ambra", una investigatrice sotto copertura che ha documentato le brutalità perpetrate negli allevamenti intensivi, propongo un'altra voce che, per ragioni di sicurezza, adotta uno pseudonimo, "Alberto", e che dal 2019 si infiltra in aziende che allevano animali da macello, e che è la fonte di molti articoli che ho condiviso negli ultimi mesi sull'argomento.


Quelli nella prima foto, simili a una nuvola bianca, sono polli gettati brutalmente nelle casse per essere trasportati al macello. Gli operai, spesso in condizioni economiche e sociali disagiate (leggi "lavoro nero"), sono costretti a caricare 48.000 animali in 8 ore di lavoro. Si lavora quindi senza sosta in capannoni dove non si riesce letteralmente a respirare.
Gli operai, frustrati dall'umiliante lavoro, sfogano la loro frustrazione sui poveri polli: alcuni fingono di baciarli per poi di colpo scaraventarli a terra, altri li prendono a calci come palloni. E' un lavoro di sfruttamento delle persone, ma sono comunque gli animali a pagare il prezzo più alto, con la loro sofferenza prima e la loro vita poi!


Ecco invece un vitellino appena nato, trascinato via dalla madre in modo rude, per essere messo in gabbia, fatto crescere e diventare "carne di vitella"; sì perché i vitelli maschi sono considerati un sottoprodotto dell'industria del latte: quello che dovrebbero bere loro è infatti destinato al consumo umano. Strazianti i lamenti delle mucche che muggiscono per giorni non trovando i loro cuccioli.
L'indagine è stata trasmessa dal Tg1.

(Tratto dalla newsletter di Alberto, investigatore per Essere Animali)

6 commenti:

  1. Nessuna frustrazione degli operai li autorizza a trattare gli animali in quel modo. È disumano!

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    1. Cerco di trovare delle attenuanti per gli umani che compiono questi atti abominevoli, ma effettivamente è difficile... Più di qualcuno a me dice che le frustrazioni vanno sfogate in palestra, magari contro un sacco da pugilato. Prendersela con altri esseri viventi aliena dal senso della vita.

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  2. Ricordo una conferenza di qualche tempo fa di Telmo Pievani in cui lo scienziato dava alcuni numeri e dati. Fatto 100 il peso totale della biomassa sul pianeta (piante escluse), il 65 per cento è costituito da animali imprigionati negli allevamenti intensivi, il 25 per cento siamo noi esseri umani e solo il 5 per cento è composto da fauna allo stato selvaggio (il restante 5 per cento non ricordo). Sono andato un po' a memoria ma più o meno le proporzioni sono queste.

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    1. Numeri tremendi, comunque mi pare siano esclusi gli insetti, che come unità individuali rappresentano la maggior parte del mondo animale. E dato che oramai trasformano pure loro in cibo...

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  3. Sono dei veri e propri lager gli allevamenti intesivi e sicuramente gli operai, anche se frustrati e sfruttati, non hanno alcun diritto di trattare i polli in quel modo!

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    1. Già, come risposto sopra a Claudia: se sono frustrati, che vadano in palestra a sfogarsi.

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