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giovedì 1 giugno 2023

[Notizia] I nostri ultimi 60 anni

Ci restano solo 60 anni di cicli colturali, dalla semina alla mietitura, prima che i suoli della Terra siano talmente impoveriti e inutilizzabili da portare a una carestia mondiale e definitiva.


Non si tratta di una profezia, ma dell'allarmante avvertimento ripreso dalle Nazioni Unite. E' in corso un deterioramento dei suoli a un ritmo vertiginoso, dovuto principalmente al modo in cui si produce cibo, e al nostro attuale sistema alimentare globale.

Da questi spunti prende le mosse "Restano solo sessanta raccolti", il nuovo libro del Direttore globale di CIWF Philip Lymbery. Un libro che è un viaggio: partendo dal preoccupante conto alla rovescia, si analizzano i meccanismi alla base del nostro sistema alimentare malato, per poi passare a indagare le ragioni della speranza e a lanciare la sfida cruciale per il nostro futuro.

Abbiamo già raccontato che su di noi incombe un vero e proprio Farmageddon agricolo: che sia frutta, verdura, cereali, carne o latte, circa il 95% del nostro cibo dipende dal terreno. Dipendiamo dal suolo per quasi tutto il nostro cibo e per la stabilità del clima, ma, a causa di agricoltura e allevamento industriali, il suolo si sta deteriorando a una velocità allarmante.

I terreni coltivabili si stanno impoverendo così velocemente che potrebbero essere inutilizzabili nel giro di una generazione. E allora, cosa accadrebbe? Niente terra, niente cibo, fine dei giochi per la specie umana (che a ben vedere rappresenterebbe una liberazione per il pianeta).

L'indagine di Philip Lymbery mette a nudo le falle di un sistema globale, una verità scomoda e fastidiosa per i colossi del settore zootecnico ma non solo. Il libro è una denuncia che va amplificata e diffusa.

Alla presentazione del libro in Italia, avvenuta presso la Feltrinelli di Bologna, era presente la giornalista e autrice Sabrina Giannini, da sempre una voce coraggiosa e indipendente, attenta divulgatrice e consapevole dell'importanza di informare le persone sugli impatti dell'allevamento intensivo e sulla crisi climatica. Dall'incontro tra i due autori è emerso chiaramente che gli impatti disastrosi dell'allevamento intensivo sono sotto i nostri occhi, che la crisi climatica ha innescato un ulteriore, drammatico conto alla rovescia, e che e lo scenario che ci si prospetta è tutt'altro che rassicurante. Si può sperare che le cose cambino? Secondo Philip Lymbery la speranza di per sé non è sufficiente:  

"La speranza inizia con il credere che qualcosa debba cambiare e cambierà. Che se loro non intraprendono alcuna azione per cambiare le cose, noi lo faremo. Inizia con il non accettare un no come risposta."

Prima di sperare serve iniziare ad agire. Abbiamo assistito al cambiamento profondo del nostro sistema alimentare globale, con un numero "industriale" di animali negli allevamenti intensivi, allevati in modo crudele e dannoso per il pianeta: per il bene degli animali, delle persone e del pianeta che ci ospita, dobbiamo ripensare il cibo, ciò che compriamo e mangiamo, considerare l'impatto che questo ha sulle nostre vite.

A livello globale, un'agricoltura rigenerativa e rispettosa della natura è la soluzione migliore che possiamo adottare. Un mondo dove gli animali non siano più confinati in capannoni industriali ma ritornino nei campi, all'interno di un paesaggio vivo, dove possano godere di aria fresca e sole. Un mondo dove la fauna selvatica, i corsi d'acqua, l'aria e il suolo siano tutelati. In modo da produrre il cibo migliore e più nutriente.

(Tratto dalla newsletter di Annamaria Pisapia, Direttrice CIWF Italia)

10 commenti:

  1. Speriamo che un'agricoltura rigenerativa sia ancora possibile. 😔

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    1. E' possibile ma noi siamo fuori tempo massimo per vederne i risultati.
      Ora si tratta di investire sulle nuove generazioni interrompendo subito tutti gli stili di produzione e allevamento che stanno distruggendo il pianeta.

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  2. Siamo agli sgoccioli, forse abbiamo anche meno di sessant'anni a disposizione. E ci sono tanti, tantissimi che ancora non ci credono, mi sembra proprio il film Don't Look Up...e mi sa che finiremo come nel film.

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  3. Non ci riguarderà, ma cresciamo egoisticamente generazioni che se la vedranno molto brutta.

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    1. Come siamo stati cresciuti noi, del resto, con la differenza che noi siamo pure consapevoli della situazione.

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  4. L'incontro con la Coldiretti dove sono stato alcune sere fa non è stato per nulla incoraggiante da questo punto di vista, purtroppo 🙁
    Per non parlare degli aumenti... 1/2 kg di pane qui adesso costa 1,50 € (in alcuni panifici anche 2 € ...)

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