lunedì 3 marzo 2025

[Scheda] Salmone atlantico

Il salmone, navigatore esperto e attento pianificatore: nasce nei fiumi, quindi in acque dolci, si sposta nel mare per i primi anni della sua vita adulta, per poi tornare nel fiume in cui è nato per riprodursi. Dotato di grande forza, sia fisica che di volontà, affronta lunghissimi viaggi nel corso della sua vita.

A causa del sovrasfruttamento del salmone selvatico, però, per soddisfarne la domanda nel settore gastronomico, oggi è allevato a livello commerciale, con gravi conseguenze sia per il benessere della specie che sugli ecosistemi, sulla fauna marina e su altre specie coinvolte nelle pratiche di allevamento.

Esistono varie specie di salmone: il salmone reale, il salmone norvegese e il salmone atlantico, sul quale si concentra la presente scheda, essendo il più consumato nel nostro Paese.

Il salmone atlantico prende il nome dalle sue zone di origine, ovvero la parte settentrionale dell'Oceano Atlantico. Ha un corpo lungo e affusolato, può crescere fino a 1 metro e mezzo di lunghezza e pesare fino a 13kg (anche se mediamente si aggira tra i 3,6 e i 5,5 kg). La colorazione del salmone atlantico cambia a seconda della fase di vita, e quindi dell'ambiente in cui si trova: ha inizialmente i fianchi e il ventre argentato e il resto del corpo blu-verdastro scuro, mentre nella stagione riproduttiva assume toni bruno-rossastri.

Il salmone atlantico è un grande predatore carnivoro: mangia un'ampia varietà di prede a seconda di ciò che è disponibile (insetti, piccoli pesci e crostacei), e da adulto ha bisogno di nutrirsi molto, arrivando a consumare fino al 5% del suo peso corporeo in un giorno. Si tratta di una specie sentinella: la presenza di salmone atlantico in un fiume indica un buon livello di salute dell'ecosistema, in quanto predilige acque fresche e pulite.

Data la sua capacità di vivere in acque dolci e salate, il salmone atlantico è un pesce anadromo: quando è abbastanza grande per affrontare il viaggio verso il mare (tra 1 e 5 anni), inizia la prima fase della sua migrazione. Qui passa la sua giovane vita adulta, cacciando e nutrendosi in modo sostanzioso per immagazzinare le energie sufficienti a tornare a casa. La seconda fase della migrazione, infatti, è ben più complessa: per tornare al fiume di origine, i salmoni percorrono lunghissime distanze (anche 50 km al giorno) affrontando diversi ostacoli, come il caratteristico nuotare in salita dal mare al fiume, orientandosi grazie al loro senso dell'olfatto e sfruttando la loro capacità di saltare gli ostacoli e nuotare controcorrente.

Sovrasfruttato nei suoi habitat naturali, nel giro di pochi decenni questa specie si è ritrovata confinata all'interno di allevamenti intensivi, per soddisfare le richieste di un mercato in rapida crescita. Attualmente, quasi tutto il salmone atlantico disponibile in commercio è allevato, e il 90% del salmone consumato in tutto il mondo proviene da soli cinque Paesi (Norvegia, Cile, Regno Unito, Canada e Isole Faroe), con poche, grandi aziende che ne detengono il monopolio.

I salmoni sono esseri senzienti, e possono soffrire molto per le condizioni degli allevamenti, dove sono stipati in gabbie spoglie, prive di qualsiasi arricchimento ambientale, con una qualità dell'acqua scarsa. Il sovraffollamento, poi, è causa di forte stress e aumenta la probabilità di lesioni per contatto. A causa di queste condizioni, gli allevamenti di salmone vedono frequenti diffusioni di parassiti, malattie e infezioni e registrano alti tassi di mortalità.

I salmoni non sono i soli a soffrire a causa del loro allevamento. Essendo animali carnivori, per nutrirli sono necessarie grandissime quantità di farina e olio di pesce provenienti da pesce selvatico pescato. Per nutrire un singolo salmone sono necessari circa 440 pesci selvatici, dei quali la maggior parte sarebbe adatta al consumo umano. Un enorme spreco di vite, e un grave danno per gli ecosistemi.

Inoltre, per arginare la diffusione dei pidocchi di mare, parassiti che si nutrono della pelle, del sangue e del muco dei pesci, l'industria del salmone utilizza pesci pulitori all'interno delle gabbie dei salmoni. Il benessere di questi pesci pulutori è però ancor meno garantito di quello dei salmoni, e ne muoiono moltissimi (solo in Norvegia ne muoiono 150.000 ogni singolo giorno). I parassiti e le malattie dei salmoni allevati possono trasferirsi anche ai pesci selvatici che nuotano nelle vicinanze, con gravi conseguenze sulla fauna marina e sugli ecosistemi.

Va ricordato poi che le gabbie sono aperte all'ambiente marino, e l'acqua vi scorre dentro e fuori. Ciò significa che anche i rifiuti (feci dei pesci, sostanze chimiche, mangimi in eccesso) inquinano l'ambiente circostante.

Pertanto, il consumo di salmone è sconsigliato, poiché causa sofferenza, spreco di cibo destinabile al consumo umano, e inquinamento.

(Tratto dalla newsletter di CIWF Italia)

1 commento:

  1. Perdona l'off topi, ma proprio oggi, a tavola, Lorenzo mi chiedeva cosa sono gli allevamenti intensivi, e gliel'ho spiegato.
    Questo perché ieri sera ho scoperto che in una frazione della mia Fasano c'è un allevamento di mucche.
    Ci siamo passati davanti per caso, e lo scenario è stato molto triste. 😔

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