lunedì 23 settembre 2019

[Petizione] Mamme in gabbia


Ogni anno in Italia sono allevate oltre 500.000 scrofe, e quasi tutte trascorrono metà della propria vita in gabbia, in un ciclo continuo fatto di inseminazione, gestazione, parto e allattamento. Per la loro maternità non vi è alcun rispetto, sono trattate come mere macchine da riproduzione.


Animal Equality Italia, alleata di CIWF Italia per questa campagna europea, ha raccolto delle immagini forti che documentano le condizioni di vita delle scrofe allevate in gabbia, immagini di sporcizia, squallore e sofferenza. Una vita semplicemente crudele: dopo aver partorito i propri piccoli, non solo non possono prendersene cura adeguatamente, ma spesso sono costrette a vivere per giorni circondate dai cadaveri dei cuccioli che non ce l’hanno fatta!

Se vuoi unirti e dire "Basta!" a questa barbarie, puoi firmare questa petizione, nella pagina è possibile visionare anche il breve video citato poco sopra.

Il 90% dei suini nati in Italia, rientrano nel vanto del nostro "Made in Italy", ma nascondono orrori che stanno finalmente venendo a galla.

(Tratto dalla newsletter di Elena Artico, Campaigner CIWF Italia)

2 commenti:

  1. Il mio commento è scevro da ogni forma di polemica o sarcasmo.
    Non sono un'esperta né tantomeno un'animalista, ma mi chiedo che differenza ci sia tra mandare al macello un animale felice rispetto ad un animale triste.
    In fondo, la fine é ugualmente pessima. O sbaglio?
    È come dare del caviale o dei fagioli crudi a chi vive nel braccio della morte..
    Spero che mi spiegherai lo scopo di questa petizione, senza sentirti ferito nella sensibilità.

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    Risposte
    1. Le ragioni sono molteplici.

      La vita in gabbia è una condizione di stress, nella quale un animale produce istamina e cortisolo, che finiscono nelle sue carni: un eccesso di istamina altera la percezione del sonno, della fame, della sete, oltre a essere corresponsabile di Alzheimer e sindrome di Down (questo ovviamente nei feti di mamme che si nutrono di carne contenente istamina); il cortisolo è un ormone che può indurre depressione. Si tratta di effetti collaterali che andrebbero specificati come sui bugiardini dei medicinali.

      Il condannato a morte umano è, generalmente, colpevole di un reato, una scrofa in allevamento intensivo no. Eppure al primo è concessa una cella nella quale muoversi, camminare, sdraiarsi, un confessore, magari qualcuno fuori che cerca di commutare la sua pena; la seconda invece è privata di ogni dignità: viene inseminata artificialmente non appena ha svezzato l'ultima cucciolata, tenuta quattro mesi in una gabbia serrata che le impedisce di girarsi, poi spostata in una gabbia di gestazione dove partorisce ma non può fare un nido per i cuccioli, può soltanto sdraiarsi per allattarli (a riscaldare i cuccioli ci pensa una lampada termica), ma se qualche cucciolo muore resta lì, tra i fratelli e la madre...

      La vita in gabbia, oltre a comportare privazioni atroci, costringe gli animali a pasti contro la loro natura, votati al loro ingrasso o ad aumentare la loro produzione di latte; pasti che sono responsabili della deforestazione per piantare soia che per il 70% è destinata al foraggio degli allevamenti. Soia che spesso proviene da sementi OGM per ottenere una resa più alta.

      Finché un animale è vivo, io non trovo giusto vederci un cotechino o una costata, bensì un essere vivente che appartiene, come me, a questo pianeta.
      Se poi ci mettiamo, non da ultimi, danni al consumatore umano, sotto forma di aree disboscate e rischi di malattie, credo ce ne sia abbastanza per smuovere gli animi...

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