Milioni di animali considerati da reddito soffrono negli allevamenti intensivi di tutta Europa, confinati per tutta la vita in gabbie così piccole da non potersi muovere.
Le galline per la produzione industriale di uova vivono in strette gabbie di ferro dove non possono neanche sbattere le ali; non è permesso loro di esprimere i normali comportamenti della propria specie, come appollaiarsi, razzolare, fare il nido, raspare nel terreno e camminare di qualche passo. Una crudeltà legalizzata.
Ma c'è di più: la pandemia di Covid-19 ha dimostrato quanto fragile sia il nostro sistema alimentare. Costringere migliaia di animali confinati in unico luogo e sopprimerli a un ritmo forsennato e spesso privo delle basilari norme igienico sanitarie, per la produzione di carne, latticini e uova rappresenta un enorme rischio per lo sviluppo di agenti patogeni zoonotici che possono infettare le popolazioni umane.
Pertanto, se non l'hai ancora fatto, firma la petizione lanciata da HSI Italia per un futuro migliore per gli animali da allevamento e per noi stessi!
(Tratto e adattato dalla newsletter di Martina Pluda, direttrice HSI Italia)
Peccato che le galline non si rifiutino di fare le uova in quelle condizioni.
RispondiEliminaMagari verrebbero uccise, ma a lungo andare gli allevatori capirebbero che devono cambiare musica, o sono troppo ottimista?
Le uova le fanno lo stesso, ma è dimostrato che la qualità è inferiore: il prodotto uovo risente delle condizioni della gallina, così come il latte... L'animale, in quanto essere vivente, è una macchina chimica, che produce determinate molecole a seconda delle interazioni con l'esterno, molecole che influenzano la loro produzione, e che finiscono anche nel prodotto finale, un po' come quando noi facciamo le analisi...
EliminaFatto😀👍
RispondiEliminaGrazie.
EliminaMagari il covid porterà davvero a una riflessione in questo senso, chissà.
RispondiEliminaMoz-
Una speranza... ma fino a ora ho visto ben poca consapevolezza sull'argomento. E il covid non è in giro mica da ieri...
EliminaLa colpa è nostra,basterebbe non mettere in tavola quegli animali che sappiamo essere maltrattati o non cibarsi di carni.
RispondiEliminaCiao fulvio
Purtroppo il consumatore onnivoro se ne frega, sostiene che se il loro destino non fosse quello di essere mangiati, quegli animali non esisterebbero nemmeno.
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