Sarà questione di punti di vista, ma non credo ci sia qualcosa di più grave della prospettiva di perdere l'ultimo polmone vivente del pianeta che condividiamo con migliaia di altre specie. Andiamo bene al di là dell'egoistica paura da COVID-19, poiché a farne le spese non sarà solamente la nostra specie "eletta"... Eletta, guarda caso, secondo le religioni antropocentriche...
La Foresta Amazzonica è prossima al punto di non ritorno, che la renderebbe una nuova arida savana come quella africana. L'allarme arriva da due scienziati, Thomas E. Lovejoy (docente presso il Dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell'Università George Mason) e Carlos Nobre (climatologo e Nobel per la pace nel 2007), che hanno studiato per decenni l'Amazzonia.
L'incessante disboscamento, gli incendi per far posto a terreni agricoli, miniere e allevamenti, stanno creando un disequilibrio nel ciclo dell'acqua, quindi viene meno l'umidità tipica di una foresta pluviale, con conseguenze sul ciclo dell'acqua sotto forma di vapore acqueo rilasciato dalle foglie e di evaporazione dell'acqua piovana. Con meno alberi, metà dell'acqua piovana defluisce verso gli oceani lungo i fiumi, uscendo dal ciclo dell'acqua. Se non si arresterà al più presto questo processo, la savanizzazione diventerà irreversibile e gli alberi superstiti non potranno compensare il ruolo mancante da quelli incendiati o abbattuti.
Gli alberi superstiti, privati di acqua, seccherebbero, brucerebbero rilasciando in atmosfera fino a 140 miliardi di tonnellate di carbonio, con ripercussioni sul riscaldamento globale (l'anidride carbonica è il principale gas serra).
Non è lo scenario di un film, ma la realtà |
Nel 2019 sono stati registrati quasi 200.000 roghi, moltissimi dei quali appiccati da agricoltori e allevatori favoriti anche dalle politiche spregiudicate e mentecatte del presidente Jair Bolsonaro.
La soluzione indicata dagli scienziati è nella riforestazione, ma al momento il presidente Bolsonaro non pare ascoltare solleciti a riguardo.
(Tratto da Fanpage.it)
Perdere il polmone verde, vuol dire fine della vita.
RispondiEliminaSereno giorno.
Ci siamo quasi arrivati a perderlo, e il processo è in corso.
EliminaVabbè, Bolsonaro... di chi stiamo a parlare...!
RispondiEliminaMoz-
Che brutta persona.
EliminaSono d'accordo con Moz.
EliminaDi cosa ci meravigliamo... 😔
Uno spera che fare il presidente renda consapevoli di avere delle responsabilità... 🙄
EliminaCiao Gas, certamente Bolsonaro non è una bella persona, ma la causa della deforestazione in Amazzonia è lo sfruttamento delle sue immense ricchezze. In Europa e negli U.S.A. non è che siamo messi meglio. Noi per fare la vita agiata che facciamo, con la prima casa di abitazione, più casa al mare, un'altra in campagna e un'altra in montagna, in quanto a disboscamenti non è che siamo migliori di loro. Insomma, abbiamo dato il cattivo esempio. Siamo lo specchio in cui loro si riflettono. Per fermare tutto questo dovremmo tornare indietro alla "civiltà dei nostri nonni". E siccome i sacrifici nessuno li vuole fare, siamo destinati a scomparire. No dai, scherzo ... forse
RispondiEliminaSicuramente ci sono disboscamenti anche al di fuori del Brasile, però l'argomento in questione è l'Amazzonia...
EliminaIn ogni caso, dare il cattivo esempio non vuole per forza dire che bisogna imitarlo, dato che semmai offre delle convenienze a breve termine ma distrugge il futuro per le nuove generazioni. Stiamo distruggendo il futuro dei nostri figli, come accusa da tempi più o meno non sospetti una ragazzina svedese, presa spesso in giro perché non propone alternative ed è considerata soltanto un fenomeno mediatico. Lei però parla per conto della sua generazione, non è portavoce di noi vecchi occupanti del pianeta, che avremmo dovuto invece analizzare quegli spunti di riflessione e riorganizzarci quanto prima.
Da non dimenticare, inoltre, che chi calpesta le terre del nuovo continente sono quasi esclusivamente i discendenti dei conquistatori europei e degli schiavi importati dall'Africa a partire dalla fine del '400... Per questo dico che non basta un oceano a fare la differenza: ovunque ci si trovi, non è sostenibile sfruttare risorse esauribili, non ha senso puntare al tornaconto economico e al tempo stesso suicidarsi. Questi sono i concetti che dovrebbero entrare nella testa di Bolsonaro e di tanti altri capi di Stato.