Come di consueto, ogni tanto ci sono aggiornamenti sulle questioni trattate in questo blog, in special modo quando si tratta di petizioni che "Amici animali" promuove. Oggi tocca all'imbarazzante vicenda sulle etichettature relative ai metodi di allevamento.
La petizione è stata firmata da oltre 60.000 cittadini che chiedevano un'etichettatura trasparente per sapere come sono stati allevati gli animali da cui derivano i prodotti venduti sul mercato.
Firme "pesanti" che hanno mosso testate giornalistiche nazionali e il programma di Rai 3 "Indovina chi viene a cena", che hanno parlato della petizione lanciata da CIWF Italia. Inoltre, in collaborazione con Legambiente, è stata realizzata una diretta web sull'argomento.
Tuttavia, per far sì che la proposta diventi realtà, occorre l'intervento del Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, più volte contattata per ottenere un incontro nel quale presentarle il progetto nel dettaglio, ottenendo ripetutamente... silenzi.
Per di più, nel recente Decreto Rilancio è stato approvato un articolo che prevede una certificazione del benessere animale, senza obbligo di specificare il metodo di allevamento in etichetta: in questo modo, chi acquista prodotti di origine animale non sa se gli animali hanno vissuto tutta o parte della loro vita in una gabbia angusta, se hanno vissuto sempre ammassati in capannoni o se, al contrario, hanno avuto accesso al pascolo. Un’enorme differenza per la vita degli animali e un’informazione importante per tutti coloro che vogliono fare scelte più consapevoli.
CIWF Italia comunque non si arrende, e questo blog si augura di poter presto dare notizia che la proposta è diventata legge.
(Articolo liberamente ispirato alla newsletter di Annamaria Pisapia, direttrice CIWF Italia)
Notizia utile. Anche se penso che a molta gente, alla fine, non interessi, purtroppo, la felicità o il benessere dell'animale che ha procurato la bistecca, lo spezzatino o il burro.
RispondiEliminaMi chiedevo, Gas: ma tu sei vegetariano?
Questa è la via soft per rendere consapevoli i consumatori. Fosse per me, e so di non essere il solo, obbligherei per legge a tenere allevamenti e macelli in pieno centro abitato, con pareti vetrate affinché sia inevitabile prendere consapevolezza degli orrori perpetrati lì dentro.
EliminaSono un rigoroso vegetariano, occasionalmente vegano. Consumo ancora uova e formaggi, anche se con moderazione e cercando provenienze "no cruel" per quanto possibile. È una scelta innanzitutto etica, poi anche di sapori oramai diversi (in peggio) dalla carne che mangiavo da bambino.
Sennò non curerei questo spazio, sarei ipocrita.
Un ministro insensibile o impreparato?
RispondiEliminaMa non mi dire...
Ve ne sono davvero in Italia? ����
Prendiamo nota per quando ci chiedono "Possibile che non hai nessuno da andare a votare?"
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