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Il 2021 si è chiuso con l'ottima notizia della chiusura, entro il prossimo 30 giugno, degli ultimi allevamenti italiani di visoni da pelliccia, ma vi è un altro successo da segnalare: un accordo che ha sapore di "storico" tra associazioni animaliste e agricoltori piemontesi contro la caccia ai cinghiali.
A comunicarlo sono state associazioni quali ENPA, LAV, Legambiente, LIDA, LIPU, OIPA, PAN, PRO Natura e SOS Gaia, riunite sotto la dicitura "Tavolo Animali & Ambiente", che hanno firmato assieme agli agricoltori del COAARP (Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi) un concordato per affrontare il problema della diffusa presenza dei cinghiali sul territorio.
Un accordo contro l'attività venatoria considerata dannosa nonché inutile nella risoluzione del problema cinghiali, andando quindi finalmente nella direzione del benessere degli animali: le soluzioni cruente basate sull'abbattimento dei selvatici e affidate ai cacciatori non si sono mai dimostrate efficaci, oltre a essere eticamente inaccettabili.
Agricoltori e ambientalisti hanno sottoscritto un manifesto articolato in cinque punti:
- La riduzione numerica dei cinghiali sul territorio va gestita attraverso interventi ecologici e non cruenti, affidandone la gestione agli enti pubblici e non ai cacciatori, che non hanno alcun interesse a vedere ridotta numericamente la specie e per i quali è palese il conflitto d'interesse. Il controllo compete alle Province e alla Città Metropolitana di Torino.
- L'agricoltore ha diritto di poter raccogliere ciò che semina, e alle difficoltà create dagli eventi atmosferici non vi è bisogno si aggiungano le calamità create dal mondo venatorio.
- Il cacciatore attualmente usufruisce gratuitamente di terreni privati, coltivati e non, a spese dei proprietari e spesso è anche di ostacolo a utilizzi turistici e culturali in grado di sviluppare economie locali ecologicamente compatibili. L'agricoltore ha il diritto di escludere dai propri fondi coloro che ritiene possano essergli causa di danni. La legge dovrà superare la deroga pro caccia dell'art. 842 del Codice Civile attualmente in vigore.
- Nessuna filiera della carne di cinghiale: ciò determinerebbe unicamente la permanenza e l'incremento dell'attuale situazione.
- L'attività agricola sarà sempre più improntata a produzioni ecologicamente sostenibili, rispettose degli equilibri ambientali e del benessere degli animali nonché valorizzanti produzioni ed eccellenze locali, riducendo le importazioni dall'estero.
Fonte: Quotidianopiemontese.it
"La riduzione numerica dei cinghiali sul territorio va gestita attraverso interventi ecologici e non cruenti, affidandone la gestione agli enti pubblici e non ai cacciatori". Questo deve essere sacrosanto però, e attivato subito. L'incremento dei cinghiali mette a rischio coltivazioni e serena vita civile. In Toscana - e ne ho avuto testimonianza diretta - col covid lo sviluppo è proliferato a numeri insostenibili.
RispondiEliminaSe il concordato è stato firmato, è nell'interesse delle parti metterlo in pratica.
EliminaNon dimentichiamo però che i cinghiali non sono arrivati da soli sul nostro territorio.
La caccia non è ammissibile per niente e per nessuno! Abbiamo modificato l'ambiente dobbiamo cercare di tornare al passato!!! Non sono gli animali che ci tagliano la strada!!! Siamo noi che abbiamo costruito strade nei boschi!!!
RispondiEliminaVero. La caccia è un crimine.
EliminaSpero che questo protocollo venga rispettato e che si trovi una soluzione dignitosa per i cinghiali, senza sottovalutare la sicurezza pubblica.
RispondiEliminaCerto, c'è tutto l'interesse dei firmatari per cambiare le cose in meglio.
EliminaSperiamo, Gas. La notizia è buona. Ovviamente il proliferare incontrollato dei cinghiali deve risolto ma non con la caccia. Io sono da sempre contro la caccia.
RispondiEliminaI cinghiali non sono venuti da solo nel territorio... Vanno spostati in un'area protetta loro dedicata, dove possano vivere in natura senza interferenze con gli umani.
Eliminaun bel traguardo per la prima metà dell'anno in corso ☺️
RispondiEliminaAlmeno su questo fronte le cose sembra si voglia aggiustarle.
EliminaI cinghiali non sono arrivati da soli in quel territorio, e decimarli attraverso la caccia non fa che favorire ulteriori accoppiamenti della femmina dominante del branco, perché socialmente funzionano così. Sono anzi stati introdotti per fornire prede ai cacciatori. Non bisogna prendersela con le conseguenze (i cinghiali) ma con le cause (chi ne ha ha stabilito l'introduzione) e pretendere che risolva la contingenza a proprie spese, catturando e trasferendo i cinghiali in una zona dove non nuocciano ai contadini.
RispondiEliminaMi spiace per questo lutto, come mi spiace quando muore un cinghiale che lascia orfana un'intera cucciolata, o un lupo abbattuto perché si stava soltanto sfamando secondo la sua natura.
RispondiEliminaSi tratta comunque di vite, e per le quali l'essere umano dovrebbe esserne parte e non padrone, perché le conseguenze sono talvolta tragiche.
Il fatto di appartenere alla specie umana non mi fa dispiacere per una morte umana più di quella di altre specie, ma allo stesso modo. Io soffro anche se involontariamente schiaccio una lumachina per strada... Non sta scritto da nessuna parte che l'essere umano sia più importante, specie se crea questi disastri all'ambiente.
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