Riprende la mia condivisione delle indagini condotte dagli investigatori sotto copertura di Essere Animali, riportando il diario di Tommaso, nome di fantasia, per una settimana in un allevamento di mucche.
Giorno 1 - Il primo giorno non indosso la telecamera, per poi iniziare a filmare solo quando conosco meglio la situazione in cui mi trovo. Alle 5 in punto comincia il primo turno. Appena arrivo mi fanno andare alle stalle. Stringo i denti per l'odore insopportabile e trattengo le smorfie, perché con me c'è Alessandro (non è il suo vero nome). Lui sarà il mio referente e nei prossimi giorni mi spiegherà cosa dovrò fare. Oggi è nato un vitello, che viene immediatamente separato dalla madre. Gran parte della mia mattinata trascorre poi in sala mungitura, dove passo quasi tutto il tempo a mungere e spostare vacche e pulire pavimenti. Poi ci spostiamo a decornare 11 vitelli, più o meno di 7 giorni di vita ciascuno, con una pasta di soda caustica: è un processo che provoca dolore e stress anche se consentito dalla legge. Farli stare fermi è un'impresa.
Giorno 2 - La notte scorsa non ho praticamente dormito per la tensione. Oggi devo indossare la telecamera per iniziare le riprese. La nascondo con cura, sperando che nessuno riesca a vederla. La tensione è altissima e, una volta sul posto, non posso permettermi di tradire nessuna emozione. L'allevamento in cui mi trovo è grande, con 950 mucche in lattazione. Oggi passo ancora la mattinata in sala mungitura. Riesco a riprendere le ferite di alcune mucche attaccate alla mungitrice meccanica, sporche e non disinfettate e quindi a rischio di gravi infezione: dalle zampe lacerate si intravede la carne viva. Poi la mia giornata continua con pulizie varie e altri lavori abbastanza faticosi, ma senza notare altro di particolare.
Giorno 3 - Anche oggi sveglia alle 4. Alle 5 sono in servizio. Oggi assisto alla movimentazione delle mucche per portarle alla mungitura. Un mio collega ha una spranga di ferro e sferra dei colpi molto violenti sulla testa di alcune mucche, per incitarle a muoversi. Mi colpisce lo sguardo di una di loro, che arretra spaventata. La vedi nell'immagine qui sopra. Vorrei poter fare qualcosa per lei. "Andiamo a mungere quella che ha appena partorito." mi ordina poi Alessandro. La mucca è visibilmente esausta, ancora sofferente. Fatica a reggersi in piedi, e a questo si aggiunge altra crudeltà: Alessandro sposta il vitello appena nato e poi rivolgendosi alla mucca dice "Tanto il tuo vitello non c'è più!", mentre la sposta per essere munta. I suoi muggiti disperati mi trafiggono...
Giorno 4 - Sono sfinito. I ritmi di questi giorni sono insostenibili. Inoltre per me il lavoro continua anche dopo il turno: quando stacco devo controllare le riprese, salvare i file, ricaricare la telecamera e sistemare tutto per il giorno dopo. Il risultato è che finisco a notte fonda e riesco a dormire solo poche ore. Negli allevamenti intensivi lo sfruttamento degli operai è molto diffuso, e questo stress inevitabilmente ha conseguenze anche sul modo in cui trattano gli animali. In questo allevamento mucche e vitelli vengono insultati di continuo dagli operatori, come facessero loro dei torti o fossero colpevoli di qualcosa... per esempio, colpevoli di fare resistenza a entrare in spazi molto ridotti (dove per legge dovrebbe stare un solo animale e invece ne vengono messi due). La violenza verbale è molto forte, intollerabile, e si accompagna spesso alle percosse, quasi a giustificare la violenza fisica, che in un modo o nell'altro non manca quasi mai.
Giorno 5 - Oggi assisto a continue scene di maltrattamenti e violenza. Un collega dà un calcione a una manza per intrappolarla e in seguito inseminarla. Alessandro e Fulvio (sono entrambi nomi di fantasia) prendono a calci e sprangate sul corpo e sul capo una manza che fatica a entrare nel recinto, utilizzando una barra di acciaio di 2kg. Alla violenza fisica, si accompagna ancora una volta quella verbale. Questa cosa mi sta iniziando a far impazzire.
Giorno 6 - Anche oggi sveglia alle 4 per attaccare il turno alle 5. Appena arrivo Alessandro carica brutalmente due vitelli su un furgone che li porta via per andare all'ingrasso in un altro allevamento. Abbiamo usato la biga montata sulla forca del trattore, trasportandone anche 5 o 6 alla volta. Sento Federico che urla contro un vitello appena nato. Poi lo prende in braccio, quasi a scusarsi, e lo porta via dalla mamma. A volte gli operatori alternano momenti di ira a momenti di tenerezza. Un cortocircuito tipico di questi luoghi dove, se non hai i nervi ben saldi, rischi di impazzire.
Giorno 7 - Oggi è l'ultimo giorno. Sono molto teso, perché fino all'ultimo voglio carpire immagini che possano essere utilizzate dall'ufficio legale per denunciare i responsabili di violenze. Sì, perché la violenza non risparmia neanche i vitelli. A pochi giorni di vita vengono strattonati e trascinati come oggetti. Federico ne tira fuori uno dal box prendendolo per le orecchie. Nonostante la tensione oggi mi prendo dei momenti per relazionarmi con alcuni di questi poveri animali. Di nascosto riesco a avvicinarmi a un vitello. Gli porgo la mano. All'inizio si ritrae, poi però il suo istinto lo porta a fidarsi di me e a succhiarla. Mi commuovo, pensando al suo triste destino, ma non devo farlo vedere. Lo saluto e me ne vado: la mia missione si è conclusa.
(Tratto dalle newsletter di Tommaso, investigatore per Essere Animali)
Allevamenti incontrollati, senza nessun rispetto verso questo creature.
RispondiEliminaOrmai associo al termine "umanità" quasi soltanto aggettivi cattivi, tra allevamenti, inquinamento, violenze, guerre...; sono soltanto i pochi individui sparsi a fare qualcosa di buono verso la Natura e il pianeta.
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