A un anno dalla testimonianza di "Ambra", una investigatrice sotto copertura che ha documentato le brutalità perpetrate negli allevamenti intensivi, propongo un'altra voce che, per ragioni di sicurezza, adotta uno pseudonimo, "Alberto", e che dal 2019 si infiltra in aziende che allevano animali da macello, e che è la fonte di molti articoli che ho condiviso negli ultimi mesi sull'argomento.
Quelli nella prima foto, simili a una nuvola bianca, sono polli gettati brutalmente nelle casse per essere trasportati al macello. Gli operai, spesso in condizioni economiche e sociali disagiate (leggi "lavoro nero"), sono costretti a caricare 48.000 animali in 8 ore di lavoro. Si lavora quindi senza sosta in capannoni dove non si riesce letteralmente a respirare.
Gli operai, frustrati dall'umiliante lavoro, sfogano la loro frustrazione sui poveri polli: alcuni fingono di baciarli per poi di colpo scaraventarli a terra, altri li prendono a calci come palloni. E' un lavoro di sfruttamento delle persone, ma sono comunque gli animali a pagare il prezzo più alto, con la loro sofferenza prima e la loro vita poi!
Ecco invece un vitellino appena nato, trascinato via dalla madre in modo rude, per essere messo in gabbia, fatto crescere e diventare "carne di vitella"; sì perché i vitelli maschi sono considerati un sottoprodotto dell'industria del latte: quello che dovrebbero bere loro è infatti destinato al consumo umano. Strazianti i lamenti delle mucche che muggiscono per giorni non trovando i loro cuccioli.
L'indagine è stata trasmessa dal Tg1.
(Tratto dalla newsletter di Alberto, investigatore per Essere Animali)
Nessuna frustrazione degli operai li autorizza a trattare gli animali in quel modo. È disumano!
RispondiEliminaCerco di trovare delle attenuanti per gli umani che compiono questi atti abominevoli, ma effettivamente è difficile... Più di qualcuno a me dice che le frustrazioni vanno sfogate in palestra, magari contro un sacco da pugilato. Prendersela con altri esseri viventi aliena dal senso della vita.
EliminaRicordo una conferenza di qualche tempo fa di Telmo Pievani in cui lo scienziato dava alcuni numeri e dati. Fatto 100 il peso totale della biomassa sul pianeta (piante escluse), il 65 per cento è costituito da animali imprigionati negli allevamenti intensivi, il 25 per cento siamo noi esseri umani e solo il 5 per cento è composto da fauna allo stato selvaggio (il restante 5 per cento non ricordo). Sono andato un po' a memoria ma più o meno le proporzioni sono queste.
RispondiEliminaNumeri tremendi, comunque mi pare siano esclusi gli insetti, che come unità individuali rappresentano la maggior parte del mondo animale. E dato che oramai trasformano pure loro in cibo...
EliminaSono dei veri e propri lager gli allevamenti intesivi e sicuramente gli operai, anche se frustrati e sfruttati, non hanno alcun diritto di trattare i polli in quel modo!
RispondiEliminaGià, come risposto sopra a Claudia: se sono frustrati, che vadano in palestra a sfogarsi.
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