Oltre alle guerre classiche in corso sul nostro povero pianeta, ve n'è un'altra molto meno oggetto dei riflettori mediatici, e sulla quale devo tornare un'altra volta: quella tra ENI e Greenpeace.
Abbiamo già raccontato la giusta causa di Greenpeace contro ENI affinché questo gigante del petrolio e del gas rispondesse in tribunale delle sue gravi responsabilità sulla crisi climatica. ENI è una delle aziende italiane più inquinanti al mondo per emissioni di gas serra e il maggior emettitore di CO2 in Italia e, nonostante i suoi proclami sull'adozione di fonti rinnovabili, i suoi profitti sono quasi totalmente derivanti dalle fonti fossili.
La novità è che ENI sta cercando di evitare il processo obiettando che nessun giudice ha la competenza per decidere sulla causa, bloccando di fatto il procedimento. Se ENI riuscisse in questo intento, creerebbe un precedente pericoloso che impedirebbe future cause legali contro lo Stato o aziende private per responsabilità climatiche. Questo è inaccettabile, considerando che per la crisi climatica in corso esistono dei veri responsabili!
Lo stiamo sperimentando sulla nostra pelle in queste settimane: alluvioni, siccità, ondate di calore anomalo stanno spezzando il nostro Paese. La violenza del cambiamento climatico è sempre più tangibile per le persone, per gli animali, per la biodiversità e per la nostra economia.
Cittadine, cittadini, Greenpeace Italia e ReCommon hanno deciso di rivolgersi direttamente al massimo organo giudiziario italiano, la Corte di Cassazione, per avere una reale giustizia climatica in questo Paese, come successo in altri Stati europei come i Paesi Bassi contro la Shell.
Portare il caso in Corte di Cassazione è un passo urgente e necessario per stabilire se in Italia sia possibile agire legalmente per proteggere i diritti umani minacciati dalla crisi climatica causata dai combustibili fossili. Aziende come ENI devono abbandonare i combustibili fossili che stanno surriscaldando il pianeta e investire davvero nelle energie rinnovabili. Ne va del nostro presente, del nostro futuro e di quello delle prossime generazioni!
(Tratto dalla newsletter di Simona Abbate, Campaigner Clima e Energia per Greenpeace Italia)
Vediamo come andrà a finire.
RispondiEliminaIo resto scettico ma spero che qualcuno paghi una buona volta per le sue colpe.
EliminaPerdona l'off topic, ma sono passata da qui perché mi aspettavo un tuo commento sull'uccisione delll'orsa Kj1.
RispondiEliminaCome mai non hai scritto nulla in merito?
Preparo gli articoli quando ho tempo, e quindi con un certo anticipo. Inoltre alcune questioni qui passano pressoché inosservate mentre su Facebook se ne parla in maniera molteplice dato che basta pubblicare un post con una foto per scatenare commenti, indipendentemente che si tratti di un'orsa uccisa, di uno sketch di Totò o di una foto con la famiglia fatta al mare...
EliminaQuando l'autunno scorso furono uccisi quei maiali sani, sui social si riversarono tutti sdegnati per l'accaduto... Ebbene, io avevo documentato meno di due settimane prima un altro caso di abbattimento di maiali, che è rimasto pressoché ignorato, sebbene mi fossi preoccupato di raccontarlo e documentarlo appena accaduto, quando avrei potuto dedicare quella parte di mattinata a questioni più personali...
Per me Fugatti è il Netanyahu del Trentino, ma parlarne qui non aggiungerebbe nulla a quanto il pubblico sceglie di scrivere altrove, oltre a non averne l'entusiasmo dati i riscontri in calo generale del blog.
D'estate i blog sono sempre in calo.
EliminaLa gente va al mare e non ha voglia di leggere.
Vedrai che in autunno i dati saranno più incoraggianti.
Il problema è iniziato ben prima dell'estate, e comunque sui social la gente continua a scrivere imperterrita anche sulle stesse questioni che tratto io.
EliminaA me interessano solo relativamente le visualizzazioni, la vita di un blog è nel dibattito che segue commentando (sennò avrei fatto un sito, come dico di quelli che hanno i blog con commenti disattivati, creati solo perché non sanno farsi un sito), e su questo la situazione è scoraggiante: a ben pochi gliene frega qualcosa dei miei articoli, che siano notizie non riportate altrove, schede di animali o curiosità sulla natura...
Ho anche aperto un canale Whatsapp per tenere informata più gente del broadcast, dato che si può iscrivere anche chi non è nella mia rubrica (e io non vedo i loro numeri...): me compreso siamo in 5.
Io spero che Greenpeace vinca. Sono anni che linko eventi importanti di Greenpeace, ma essendo io ormai in pochissimi social, non riesco a far conoscereolto le campagne di Greenpeace. E poi comunque ho notato che pochissime persone s'interessano di queste cose. Ame non importa dei like o delle letture, ho cancellato blog miei coi migliaia di follower su Wordpress per venire qua ( ma tale scelta non interessa a nessuno) ma si vede che ormai la gente ha altri interessi e poi i blog non sono più di moda. 😟
RispondiEliminaSono i blog in generale a essere in declino. La gente preferisce i social dove si parla di tutto e bastano una foto e due righe per sentirsi protagonisti, ma purtroppo quei contenuti sono destinati a finire nel dimenticatoio, oppure lo ripubblica tanta gente e diventa dispersivo.
EliminaHo cessato e di seguire e di sostenere Greenpeace dopo i ripetuti silenzi di tomba sul problema numero zero, la sovrappopolazione.
EliminaCi pensa l'accoppiata pandemia + stupidità umana a sfoltire di tanto in tanto le cifre. Inoltre il "popolo eletto" da Dio sta facendo un ottimo lavoro a riguardo sui palestinesi, tra l'indifferenza del mondo intero.
EliminaENI risponde solo alle richieste di un mercato di massa che chiede energia per fare cose utili, inutili, dannose.
RispondiEliminaLa CO2 la producono milioni miliardi di persone col loro metabolismo antropico, ENI non riuscirebbe a consumare petrolio e derivati che produce trasformandoli in CO2 anche se lo volesse.
ENI ha proclamato e pubblicizzato l'adozione di fonti rinnovabili ma non è vero, qui sta il problema.
EliminaL'essere umano ha un metabolismo che non può stravolgere, un'azienda può scegliere come investire.