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La dimostrazione che si può fare arriva, tangibile e non teorica, dalla Svizzera, dove 70 allevatori di bestiame si stanno convertendo alle produzioni vegetali abbandonando quella della carne.
Accade nella valle dell'Emmental, dove l'allevamento bovino è molto diffuso, tanto che il noto formaggio prende da lì il suo nome. Tutto è iniziato quando la famiglia Blaser, produttrice di carne, ha deciso di smettere di mandare al macello le proprie mucche, non riuscendo a sopportare il peso emotivo di veder crescere gli animali e poi mandarli a morire. Adesso coltivano ceci e farro, entrambi molto richiesti con la crescita del mercato di prodotti vegani.
I Blaser, tuttavia, non si sono fermati a questo: per compensare le perdite dovute al cambio di produzione, hanno lanciato una raccolta fondi e chiesto ai visitatori di adottare le mucche e i vitelli donando una certa somma al mese.
Negli ultimi 4 anni, l'organizzazione Hof Narr per la protezione degli animali, ha aiutato 70 famiglie che gestivano allevamenti a convertirsi all'agricoltura vegetale, ritenendolo un mercato in crescita, al contrario di quello di carne e latte che invece è in declino.
Le mucche, e tutti gli altri animali "da reddito" sono sensibili, intelligenti e meritano di poter vivere la loro vita in libertà.
Fonte: ioscelgoveg.it
Ottima scelta, anche se la scusa del "peso emotivo" lascia perplessi..magari sono vie alternative incentivate anche a livello governativo, bisogna vedere in Italia come potrebbero essere favorite.
RispondiEliminaMagari un giorno anche che gli "allevatori" di armi passeranno a ceci e farro.. ma siamo dalle parti dei sogni.. ;)
Piccole cose cambiano, fino a pochi anni fa erano singoli imprenditori a scegliere di passare dal settore degli allevamenti a quello delle coltivazioni, più frequente il contrario; non ci avrei scommesso nulla sul fatto che oggi avrei avuto una notizia così.
EliminaChissà se la famiglia Blaser avrebbe fatto la stessa scelta, non potendo contare su donazioni private o finanziamenti vari.
RispondiEliminaResta che l'idea è nobile, e spero che possa portare ottimi frutti a lungo termine.
Sono fermamente convinto che è la domanda a guidare l'offerta, ma da noi in Italia siamo succubi di quello che ci viene proposto/imposto, ci accontentiamo e lasciamo che sia qualcun altro semmai a risolvere il problema. Da noi è l'offerta a pilotare la domanda, lasciamo entrare merci sottocosto quando ne abbiamo analoghe di nostra produzione, che senso ha danneggiare le aziende allettando i cittadini al risparmio, invece di intervenire politicamente sulle cause dei prezzi più cari del "Made in Italy"?
EliminaNon capisco qual è il problema se anche hanno ricevuto delle donazioni... Fra l'altro, leggendo l'articolo, mi pare di capire che i Blaser hanno avviato la cosa in un secondo momento, per recuperare un po' di denaro...
RispondiEliminaCi fossero più famiglie Blaser, altroché! 👏
Esatto, un esempio da imitare, con un po' di volontà e tanta motivazione. 😊
EliminaSicuramente da prendere esempio. Questa è la dimostrazione che si può fare, il resto sono scuse. Speriamo non si tratti di un caso isolato. Ciao Gas
RispondiEliminaSono convinto che si possa sempre fare. Certo che se i vari Stati dessero il buon esempio e si schierassero apertamente a favore di animali e ambiente, invece di intrallazzare con privati e imprenditori che portano voti... 🙄
EliminaLa volontà può tutto.
RispondiEliminaIn mani responsabili è meglio.
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