giovedì 23 marzo 2023

[Notizia] Galline in gabbia, aggiornamento

CIWF Italia ha pubblicato EggTrack, un report che traccia annualmente i progressi fatti dalle aziende che si sono impegnate pubblicamente ad abbandonare le uova da allevamenti in gabbia nelle proprie filiere di produzione delle uova.


A livello internazionale, 8 nuove aziende hanno preso l'impegno ad abbandonare le uova da sistemi in gabbia a livello globale, tra cui Yum! Brands, che detiene marchi come KFC e Taco Bell.

Delle 128 aziende europee incluse in EggTrack, l'85% comunica i progressi fatti, 109 rispetto alle 98 del 2021, e la transizione si attesta all'84,4%. Questa tendenza si conferma anche in Italia, dove 29 delle 34 aziende analizzate comunicano lo stato di avanzamento della propria transizione verso l'abbandono delle gabbie (l'85%, rispetto al 76% del 2021). Inoltre:
  • Tutti i 14 supermercati italiani inclusi nel report comunicano lo stato della propria transizione, e 10 hanno un impegno completo ad abbandonare le gabbie sia dalle filiere di uova in guscio che di uova usate come ingrediente (rispetto a 7 su 12 nel 2021). Gruppo VéGé rimane l’unico tra i maggiori supermercati italiani a non avere una posizione pubblica sulle gabbie nelle filiere di uova.
  • Nel settore produttivo, la totalità delle aziende della trasformazione incluse nel report ha completato la propria transizione, eccetto Paluani, il cui impegno non è più disponibile pubblicamente.
  • Il settore della ristorazione continua a rimanere indietro rispetto al resto dell'industria, poco più della metà delle aziende incluse comunica i progressi fatti e aziende come Autogrill e Flunch rimangono tra le 5 (7 nel 2021) a non fornire alcuna informazione sullo stato della propria transizione. Rilevante il risultato di Markas: nel 2022 ha raggiunto il 100% di uova da sistemi non in gabbia in Italia, con tre anni di anticipo rispetto all'obiettivo iniziale.
Il mercato globale continua a progredire verso una produzione di uova in sistemi alternativi alle gabbie, e nonostante le sfide poste dal conflitto in Ucraina, dall'impatto dell'inflazione e dall'aumento dei casi di influenza aviaria, le aziende continuano a mantenere i propri impegni e a comunicare i progressi, a dimostrazione dell'importanza strategica di questa tematica. EggTrack mette giustamente in evidenza le aziende che ancora non hanno preso impegni pubblici ad abbandonare le gabbie e che per questo rischiano di rimanere indietro e rallentare la transizione complessiva verso un futuro cage free.

In Italia, la produzione in sistemi alternativi alle gabbie rappresenta il 64%, ma per continuare a progredire al ritmo attuale saranno necessari gli impegni di alcune grandi aziende leader del nostro paese. Realtà come Cigierre (con i marchi Old Wild West, America Graffiti e Temakinho) o Granarolo non sono presenti in EggTrack proprio perché non è stato possibile trovare una comunicazione pubblica in tema di abbandono di uova da galline allevate in gabbia.

Tratto dalla newsletter di Annamaria Pisapia, Direttrice CIWF Italia

14 commenti:

  1. Capirai.. Old Wild West.. quelli in cucina fanno carneficina quotidiana.. gli frega assai della tracciabilità delle uova.. :(

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    1. Il mare resta fatto di tante gocce... Ed è sempre il consumatore ad avere il timone del commercio, se solo se ne rendesse conto!

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    2. ..infatti in questi posti estremamente carnivori non mi vedono più..

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    3. Nel mio caso anche le persone estremamente carnivore mi hanno perso: non ce la faccio a vederle.

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    1. Qualcosa si muove... Ma è sempre il consumatore che può fare la differenza evitando certi acquisti marchiati di sofferenza.

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  3. Del tutto inutile se non si affronta la questione numero zero ovvero la sovrappopolazione umana che peraltro sarebbe qui in decrescita esponenziale se non ci fosse la spaventosa guerra migratoria che subiamo, peraltro voluta, organizzata, apologizzata e supportata da pseudo ambientalisti waltdisneyani.
    Freno a mano e acceleratore NON hanno mai funzionano insieme e non funzioneranno insieme neppure questa volta.

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    1. 1) Che gli esseri umani si accoppino come conigli non è certo colpa delle galline, quanto piuttosto di certi slogan tipo "Andate e moltiplicatevi".
      2) Eliminando gli allevamenti intensivi, si recuperano aree agricole da destinare alla produzione di ortaggi e legumi per il consumo umano anziché per foraggio a uso degli animali allevati.

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    2. Fornire alimenti ad una comunità numerosa ne comporta un ulteriore aumento.

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    3. Non mi pare che i popoli che si riproducano maggiormente siano anche quelli più "mangioni", con problemi di sovrappeso, colesterolo, eccetera...
      Occorrono incentivi a chi fa meno figli: l'essere umano va incoraggiato facendogli vedere moneta.

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    4. Già ora l'impronta ecologica della Cina è maggiore di quella degli SUA.
      Meno supermangioni non riescono a mangiare tanto quanto una miriade di mangioni.

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    5. A una Cina che organizza il festival della carne di cane e tiene animali vivi in promiscuità contro natura, non applicherei alcun aggettivo relativo all'ecologia. 🙄

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    6. Forse non mi sono spiegato bene.
      La prima forma di distruzione ambientale non è il benessere ma la demografia.
      Territori e nazioni poco popolati sono gli unici nei quali l'utente è la natura hanno ancora una qualche integrità.
      La Maremma o la Sardegna hanno natura ad uno stato di integrità vari ordini di grandezza superiori a quella delle degradare conurbazioni italiche (partenopea, altotoscana, meneghina, etc.) anche se il tasso di vegani è decisamente superiore nelle seconde.
      Portiamo al limite: tanti vegani sono comunque un disastro ambientale, in quanto essi usano strade, necessitano di cementificazione, consumano acqua, usano aerei, si fanno fare esami radiografico, etc. .
      Il problema è la demografia, molto prima che l'alimentazione che è solo UNO dei suoi aspetti.
      Proporre di erbivorizzarsi perché così ci sarà più cibo per più popolazione è problema, non soluzione.

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    7. Non sono soltanto i vegani a urbanizzare il pianeta, usare mezzi di trasporto inquinanti, ecc...
      Considera quanta acqua occorre per produrre un etto di carne rossa occorrono quasi 1.500 litri di acqua, tra beveraggio dell'animale vivo, irrorazione dei foraggi nei campi...
      Sul discorso demografico generale sono comunque d'accordo: siamo in troppi, a prescindere dalle scelte alimentari, per questo proporrei un qualche bonus fiscale a chi non ha figli o ne ha soltanto uno, su scala planetaria. Invece, specie in Italia (non so altrove), più figli fai e più agevolazioni ottieni, tranne forse la più legittima che è la conservazione del posto di lavoro per le donne.

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