[Notizia] 384, A54, A60

Tranquilli, non sto dando i numeri né sto usando il blog per comunicare informazioni alla CIA: quelli che appaiono nel titolo sono alcuni degli identificativi con i quali decine tra beagle, scimmie e macachi sono stati marchiati a vita e privati di ogni identità e dignità nei laboratori di Aptuit, multinazionale farmaceutica a Verona che li ha usati come cavie per i test sui medicinali.

Dopo anni di lavoro e indagini, LAV è riuscita a portarli fuori da quell'inferno, con il più grande sequestro di animali dai laboratori di vivisezione mai avvenuto in Italia. Quando sono stati liberati erano debilitati, senza muscoli, con i denti rovinati o mancanti, segnati a vita dalle cicatrici dei terribili esperimenti a cui venivano sottoposti con la forza. 

Questo è stato solo il primo passo verso la salvezza. Nell'animazione in alto c'è Spleen durante una visita dopo l'uscita dal laboratorio. Ha uno sguardo catatonico, una delle espressioni crudeli della vivisezione; quando il veterinario gli cinge la zampina con il laccio emostatico per un prelievo, i traumi del passato riaffiorano, violenti, e si irrigidisce, come a prepararsi all'ennesima sperimentazione, in uno stato di apparente incoscienza, paralizzato dal terrore mentre la bava gli cola dalla bocca, compulsivamente.

Estraniarsi da sè stessi era l'unico modo per sopravvivere a quelle torture! Gli esperimenti sugli animali lasciano segni spesso invisibili, ma radicati così profondamente da comprometterne per sempre l'esistenza. Gli stessi, inconfondibili traumi di Spleen, purtroppo affliggono anche gli altri beagle: traumi derivati da quell'incubo chiamato Aptuit, che vivevano ogni giorno. Ad alcuni di loro sono stati impiantati tubi nelle vene e sonde alla milza e al cuore, che possono causare aderenze e gravi infiammazioni.

Quegli anni di reclusione hanno segnato anche il loro carattere in maniera netta: il solo rimbalzo di una pallina da gioco può rappresentare un pericolo, perché chi nasce e vive in un laboratorio non conosce le cose più semplici e resta indifferente a ogni stimolo.

Chi, indendentemente dal proprio ceto sociale, sostiene che la sperimentazione animale sia necessaria per curare malattie e la giustifica, si rende complice di queste torture, e non può certo definirsi amico degli animali! La sperimentazione sui medicinali va fatta su chi si trova in galera per reati gravissimi e violenti, non su esseri innocenti!

(Tratto dalla newsletter di Valeria Albanese, Responsabile Area Ricerca Senza Animali LAV)