Se non fosse stato per l'omonimia con una recente scheda pubblicata, l'avrei potuto chiamare con l'altro suo nome, bongo, ma ho ritenuto ricorrere al suo nome scientifico come peraltro già fatto in passato.
Come si vede chiaramente dalla foto, non si tratta di un gorilla né di un altro primate bensì di un'antilope delle foreste pluviali, dalla vita prevalentemente crepuscolare e notturna, stanziato in due zone dell'Africa centrale, a seconda che si tratti della sottospecie di pianura o di montagna. Il suo nome scientifico, tra l'altro, significa "capra-cervo cornuta".
Il bongo è caratterizzato da un mantello bruno-rossastro, con macchie bianche e nere, strisce bianco-gialle e lunghe corna leggermente a spirale, presenti sia nel maschio che nella femmina, ed è la terza antilope per grandezza (un maschio adulto può raggiungere i 400 kg di peso, una femmina sfiora i 250 kg).
Nel 2000, l'Associazione degli zoo e degli acquari degli Stati Uniti (AZA) ha inserito il bongo nel Piano di Sopravvivenza delle Specie (Species Survival Plan), e nel 2006 il progetto Bongo Restoration to Mount Kenya fu aggiunto nella lista dei dieci migliori progetti di successo sulla conservazione della fauna selvatica dell'anno. Tuttavia, nel 2013, tali successi sono stati compromessi da episodi di deforestazione e bracconaggio (l'essere umano non si stanca mai di fare danni).
Il mantello dei maschi diventa più scuro man mano che invecchiano fino a raggiungere un colore mogano o marrone scuro, mentre quello delle femmine è generalmente più colorato.
A differenza dei cervi, dotati di palchi ramificate che cadono e ricrescono ogni anno, i bongo, in quanto antilopi, hanno corna appuntite composte da un singolo corpo principale che mantengono per tutta la vita, più grandi e lievemente arricciate nei maschi, più piccole e parallele nelle femmine; la lunghezza di un corno di bongo può sfiorare il metro e, nonostante tale "impedimento", gli esemplari si muovono con disinvoltura nelle foreste inclinando all'indietro la testa in modo da poggiare le corna sul dorso impedendo che si possano impigliare...
Mentre i maschi adulti tendono ad essere solitari, le femmine con gli esemplari giovani vivono in gruppi generalmente da sei a otto elementi, che possono raramente superano i 20 individui.
Costituisce preda di leopardi, iene, leoni e pitoni: per sua natura timida e paurosa, appena percepisce il pericolo fugge verso zone più sicure.
Essenzialmente erbivoro ma capace di nutrirsi anche del carbone degli alberi colpiti da fulmini, il bongo possiede un repertorio molto limitato di versi per comunicare.
Incontrando un rivale per l'accoppiamento, è raro che due bongo arrivino allo scontro diretto, preferendo risolvere la questione gonfiando il collo ed esibendo le proprie corna verticali al rivale. La femmina ha una gestazione di 9 mesi e mezzo e partorisce un unico cucciolo.
Una scheda molto dettagliata.
RispondiEliminaGrazie. 😊
EliminaCerco sempre di organizzare tutte le informazioni che trovo, dato che le schede sugli animali sono l'argomento per cui è nato questo blog.