L'ultimo anno ci ha dimostrato quanto possono essere drammatiche le conseguenze dello sfruttamento animale: i mercati di fauna selvatica asiatici, dove gli animali sono costretti a vivere stipati in piccole gabbie, in condizioni prive di igiene, hanno dato vita e diffuso il covid-19. È legittimo presumere che la prossima pandemia potrebbe avere origine proprio negli allevamenti intensivi presenti anche sul nostro territorio.
Questo coronavirus è infatti solo l'ultimo di una serie di malattie zoonotiche che hanno devastato la salute umana e la società a causa del modo in cui sfruttiamo e abusiamo degli animali. Eppure, continuano a esistere allevamenti che li costringono a un "lockdown" ben più pesante di quello vissuto da noi, prima di diventare oggetto di commercio.
Ogni anno nel mondo si allevano e macellano più di 80 miliardi di animali, per lo più in sistemi produttivi di tipo intensivo, dove migliaia di animali dello stesso genotipo (cioè con DNA simili quanto basta affinché una specie trasmetta una malattia all'altra) sono allevati a un ritmo forsennato, confinati in un unico luogo affinché producano carne, latticini e uova.
Tenere animali in questo modo crea un rischio per lo sviluppo di agenti patogeni zoonotici che possono potenzialmente infettare le popolazioni umane, come già avvenuto. I leader mondiali devono accelerare la propria azione per eliminare questi sistemi di confinamento degli animali e orientare l'alimentazione globale verso un regime sempre più vegetale.
Puoi dire la tua firmando l'apposita petizione lanciata da HSI e condividendola, al fine di promuovere azioni concrete che prevengano un'altra pandemia e creino un futuro migliore e sicuro per esseri umani e animali.
I rischi pandemici associati agli allevamenti sono 5:
- L'espansione degli allevamenti in aree selvagge mette specie selvatiche e addomesticate a stretto contatto, favorendo gli spillover (i salti di specie, con relativo adattamento e mutazione) di virus.
- Tenere un gran numero di animali in ambienti chiusi in condizioni di stress facilita l’amplificazione virale.
- La concentrazione degli allevamenti in una determinata area geografica aumenta il rischio di diffusione di agenti patogeni.
- Il commercio globale di animali vivi consente agli agenti patogeni di diffondersi ulteriormente.
- Mercati di animali vivi e fiere agricole rappresentano luoghi in cui animali provenienti da luoghi diversi finiscono in prossimità del pubblico e dove i virus possono proliferare.
Non dimentichiamo che gli animali da allevamento sono stati al centro di più epidemie di tipo zoonotico negli ultimi due secoli: l'influenza aviaria H5N1, il virus Nipah e l'influenza suina H1N1.
(Articolo tratto dalla newsletter di Martina Pluda, Direttrice HSI Italia)
Stiamo andando incontro a crisi irreversibili.. oltretutto la coltivazioni servono più per animali da macello che per umani destinati, invece, a morire di fame. Una sperequazione che rende il mondo inumano e ingiusto. E credo anche lo condanni a vita breve. Quei poveri nababbi andranno su Marte magari..
RispondiEliminaIo parlo di "punto di non ritorno" da tempi non sospetti, da quando iniziava a girare il problema del surriscaldamento globale.
EliminaTroppi interessi in gioco in questi affari, e l'incosciente strafottenza delle masse nei confronti delle nuove generazioni: tuttavia la legge del mercato dovrebbe essere elementare, se un prodotto non lo compra nessuno, si smette di produrlo, quindi sta a noi umani smettere di nutrirci di esseri senzienti. Io sono rigorosamente vegetariano e ho compiuto un altro passo verso il veganesimo smettendo da qualche settimana di acquistare biscotti contenenti uova (almeno laddove non ne è indicata la provenienza): sono consapevole di essere nel giusto e di poter migliorare, intanto guardo dritto negli occhi, con sprezzo, chi sta bruciando il futuro ai propri figli.
Ho paura che anche invertendo la tendenza, adesso, tutti insieme, abbiamo comunque già imboccato una discesa a spirale verso la fine. Dovrebbero accadere miracoli, scoperte da fantascienza, la dissalazione del mare o la commestibilità della sabbia, tanto per dirne un paio.. ma credo siamo lontanissimi.. per miracolo sforniamo qualche vaccino.. :(
EliminaSono anche io catastrofista, ma non così a breve termine, e un post che uscirà a breve mi da conferma delle mie sensazioni, provenendo da qualcuno che non è esattamente l'ultimo "influencer" improvvisato.
EliminaLa mia sincera speranza non è salvare la specie umana, bensì evitare sofferenze e torture alle specie senzienti in generale, se necessario anche attraverso l'estinzione umana, che resta colpevole del disastro in corso.
Ci sono tante petizioni, speriamo in qualche risultato.
RispondiEliminaCerco di proporre quelle lanciate da associazioni che sanno fare tesoro delle firme raccolte, e che non chiedono troppi dati personali.
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