Quella che propongo oggi è una canzone che partecipò al Festival di Sanremo del 1986 arrivando terza nella categoria Nuove Proposte. Brano secondo me sottovalutato perché Giampiero Artegiani (1955-2019) ha scritto un testo molto bello e interpretato con passione, dipingendo in versi immagini della natura che circondano il suo innamoramento, anche se forse tali immagini sono una fuga dal pensiero di quell'amore difficile che racconta subito dopo, difficile perché lui vive in un mondo per lei "strano".
Con la nuova stagione si sciolse la neve
azzannata dai raggi del sole,
e con la nuova stagione i miei sandali azzurri
lasciarono i vecchi aquiloni,
e sbocciarono papaveri rossi
e il primo amore un uragano.
garrivano e sfioravano il grano.
Evitavo i compagni e le feste
e scappavo da solo sul colle più alto,
era bello restare in silenzio per ore
a guardare il paese lontano,
aspettare l’arcobaleno
con il mento sulla mano.
E le rondini sfioravano il grano
garrivano e sfioravano il grano.
E sciolsi l’anima
e volai su oceani limpidi e cercai
foreste vergini per lei,
le mie inquietudini trovai.
Quanti ricordi avrei ma tu
che cosa te ne fai, che vuoi
da un uomo come me
e resto qui senza te anche se tu sei qui.
Che strano.
Pomeriggi di mani confuse di sguardi e silenzi
Di voglie improvvise
anche se non so far l’amore,
anche se il mio mondo è strano."
Lei sorrise e sfiorò la mia mano.
E le rondini sfioravano il grano.
E sciolsi l’anima
e volai su oceani limpidi e cercai
le mie inquietudine scordai.
Quanti ricordi avrei
che cosa tre ne fai, che vuoi
da un uomo come me
e resto qui senza te anche se tu sei qui.
Che strano.
E le rondini sfioravano il grano.
Un bel brano, tanto significativo.
RispondiEliminaUn capolavoro dimenticato.
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