Ricordo che da bambino, in età prescolare, credevo che il tonno fosse un preparato industriale venduto chissà perché in scatolette di latta, tanto che mi chiedevo che c'entrasse l'immagine di un pesce sulla confezione; come non capivo perché sull'Olio Cuore ci fosse una pannocchia di mais se era olio. Perché la carne in gelatina era "carne" già nel nome, ma mio papà che andava a pesca non aveva mai portato un "tonno", pescando in acque dolci.
La mia consapevolezza che il tonno fosse un pesce di mare venne in una imprecisata occasione che non ricordo, ed essendo all'epoca onnivoro (anzi mangiavo pochissimi ortaggi!), capitava talvolta a cena, rigorosamente in versione scatoletta, assieme a qualche pomodorino... Ora ho modo di raccontare chi è il tonno.
Il tonno è uno dei pesci più veloci (sfiora gli 80 km/h): con il suo corpo affusolato e slanciato sfreccia nell'acqua, insieme ai suoi simili, ed è in grado di percepire i campi magnetici della Terra per orientarsi. Purtroppo, la sua pesca intensiva causa gravi sofferenze anche a molti altri animali, come squali, tartarughe marine o anche uccelli marini, che restano incastrati nelle reti e non sopravvivono alla cattura, né i pescatori se ne preoccupano: per loro sono cose, merci, non esseri viventi e senzienti.
Esistono diverse specie di tonno, come il tonno bianco, il tonno rosso e il tonno pinna gialla, che il più consumata in Italia; esso prende il nome dalle pinne e dalla coda che sono di colore giallo brillante, mentre il corpo è blu scuro sul dorso e argento sui fianchi e sul ventre, con una striscia dorata che corre lungo il fianco, dall'occhio alla coda. Il tonno pinna gialla è lungo circa un metro e pesa in media 40 kg, ma può arrivare anche a 200 kg! Se non catturato dalla pesca, vive tipicamente circa 7-8 anni, e abita le acque tropicali e subtropicali degli oceani.
I tonni sono soliti riunirsi in prossimità di grandi animali acquatici, come balene o squali, o di oggetti galleggianti: lì formano banchi più grandi e partono in gruppo per cacciare. Poiché la loro dimensione cambia molto man mano che crescono, si nutrono di un'ampia varietà di prede: da giovani prediligono minuscolo zooplancton, mentre da adulti mangiano grandi pesci ossei e calamari. Allo stesso modo, i tonni pinna gialla sono prede di squali, marlin e tartarughe marine.
Le varie specie di tonno sono pescate intensivamente in tutto il mondo: ogni anno, nel settore della pesca muoiono tra i 62 e i 249 milioni di tonni a pinna gialla.
I tonni pinna gialla sono per la maggior parte catturati tramite reti ad anello, che circondano i banchi di pesci, prima che il fondo della rete venga chiuso e il pescato sia imbarcato sulle navi. Un autentico rastrellamento, degno di qualche feroce dittatura...
Gli esemplari più grandi sono invece catturati con il palangaro, un metodo di pesca che utilizza fino a migliaia di ami con esca appesi a un'unica lenza, che può essere lunga 50-100 km. Capita che i tonni che abboccano all'amo vi restino attaccati per ore o giorni, finché l'intera lenza non è tirata su, soffrendo indicibilmente per tutto il tempo; ma per chi pesca non è un problema, dato che il tonno per un pescatore è anche un'esca per catturare pesci più grossi. Per il pescatore il tonno non è una vita ma un oggetto di cui servirsi. Con reti o palangari, si causano gravi sofferenze a questi animali: i pesci subiscono lesioni e stress; una volta poi portati sulle imbarcazioni, spesso subiscono una morte lenta e dolorosa, immersi in acqua ghiacciata o lasciati soffocare all'aria.
I metodi di pesca del tonno non danneggiano solo altri pesci e creature marine. Ognuno dei metodi elencati ha gravi conseguenze ambientali: gli strumenti di pesca adottati restano spesso abbandonati e dispersi nell'oceano, inquinando le acque e mettendo in pericolo altre specie marine. Solo nell'Oceano Indiano, si stima che ogni anno muoiano intrappolati in da 500 mila a un milione di squali.
La pesca del tonno è anche associata alla pesca illegale e a violazioni dei diritti umani sulle navi nel Pacifico e nell'Atlantico. Diverse organizzazioni della società civile denunciano lavoro forzato e le pessime condizioni di vita dei membri dell'equipaggio sulle navi per la pesca del tonno. Poiché questa forma di schiavitù moderna avviene in mare, il monitoraggio delle condizioni a bordo è particolarmente difficile.
Il tonno è venduto in scatola, ma anche congelato e fresco, nonché servito nei ristoranti. Quella che hai letto è la sofferenza che c'è dietro al consumo di tonno, una realtà che andrebbe comunicata nelle pubblicità per dovere di trasparenza.
Il consumo di tonno e di pesce in generale non è necessario: esistono "bastoncini di pesce" a base vegetale e il Vuna di cui sono diretto consumatore, un preparato vegetale a base di fibra di piselli col sapore del tonno e ricco di Omega-3; è possibile anche utilizzare olio di alghe al posto dell'olio di pesce.
(Tratto dalla newsletter di: CIWF Italia)
Tra l'altro il pinna gialla in maggioranza, viene dalla zona davanti Fukushima, dove scaricano acqua contaminata dalla centrale nucleare.
RispondiEliminaPure! Queste informazioni vanno messe in etichetta, ci vuole una legge di assoluta trasparenza! E se alle aziende non sta bene, cambiassero settore merceologico.
EliminaNon credevo che la pesca del tonno avesse dei retroscena così importanti.
RispondiEliminaIo, comunque, lo consumo molto raramente.
Non è un alimento che rientra nei miei gusti.
Io ne facevo un uso regolare, è stato spesso un cibo salva cena... Il sapore mi è sempre piaciuto, infatti ora l'ho sostituito col Vuna.
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